domenica 16 agosto 2015

Sintesi 31' Giornata, Maia, Merano e molto altro


UN PICCOLO PEGASO FANTASMA FA SALTARE L'EN PLEIN FAVERO.

Il leader degli ostacolisti italiani domina la 31° riunione, solo un nuovo arrivo sponda Pegas lo fulmina con un epilogo degno del nome che si ritrova.


Articolo di MATTEO MANCINI

CASPER
(Foto da equichannel.cz)

Riunione ostacolistica spalmata su due giornate andate entrambe in scena sulla pista di Maia. Buone corse, con aria da gran premi in piano e con soggetti da gran premi in ostacoli impegnati ad affilare i propri artigli in vista del momento della verità.
Redazione particolarmente in forma: centra quattro vincenti e coglie il quinto vincente con una seconda opzione. Dominatore assoluto, come se fosse una novità, Paolo Favero che può andare a cena domenica sera ritoccando alla grande il proprio score che, al momento, vanta 66 vittorie, 46 secondi posti, 41 terzi posti, 23 doppiette e 4 triplette. Per l'allenatore di Sinigo sono arrivate quattro vittorie su cinque e una doppietta. Ritocca il numero di vittorie anche il fantino leader della classifica ovvero Joe Bartos con tre vittorie. Molto bene poi gli ospiti ceki della DS Pegas che in tre corse ottengono un secondo  e un terzo posto oltre una nuova vittoria (la quarta alla quinta corsa stagionale in Italia).

Inizio subito all'insegna degli ostacoli alti con un campo di partenti in cui individuare potenziali partenti del prossimo G.P.Merano. Pr. Creme Anglaise, femmina vincitrice proprio del Gran Premio nel 1965, a quattro anni, per i colori locali di Paul Trenkwalder con Nello Coccia in sella. A Merano, nei negozi, nel periodo di Merano la raffigurazione di questa femmina appariva nelle vetrine lungo i porticati della cittadina. Trenkwalder era un proprietario solito dare ai suoi cavalli un marchio di fabbrica piuttosto riconoscibile: per i maschi il suffisso "Cream", per le femmine invece anteponeva la parola "Creme" a un successivo nome. Così ricordo i vari Cacao Cream, Creme Chantilly (che ho visto correre dal vivo) e i due soggetti di cui feci all'epoca le schede seguendoli corsa su corsa ovvero Cork Cream (che mai corse in siepi sebbene io fossi convinto che pirma o poi vi avrebbe debuttato) e Creme Royale.

La corsa, qualificata quale Listed Race, propone un favorito netto: il Magog Il Superstite, quotato 2 a 1, e diverse potenziali sorprese. Oltre al citato, per un'accoppiata, ci piace in particolare Khalshani, vincitore della Gran Corsa Siepi di Grosseto dello scorso anno. Lo presenta Pavel Tuma, che torna in Italia da gennaio quando mi fece strappare un biglietto con Cruel Mole Joe. Il cavallo ha fatto passarella in Rep.Ceka e viene a correre con ruolo da potenziale guastafeste, anche se nell'ultima uscita ha battuto di poco Zeus (Cze) che contrariamente al nome non è un fulmine di guerra.
Ci incuriosisce poi non poco l'ultimo acquisto di casa Satalia, colori Ostacoli in Rosa, ovvero il francese Kauto Sweety acquistato ad Auteuil dal duo Satalia-Menato per 13.000 euro dopo un'impressionante vittoria di trenta lunghezze a reclamare per i colori di monsieur Andre Brakha. Soggetto in avanti con l'età, classe 2007, ma dal curriculum interessantissimo con 85.000 euro di vincite nell'ultimo anno frutto dei proventi di appena dieci corse. Trendadue le corse in carriera (su prime piazze transalpine), un terzo delle quali da vincitore tanto da essere sulla soglia dei 200.000 euro di proventi conquistati sul campo. Ha disputato a gennaio, cadendo, il 128 Grand Prix De Pau-Biraben Foie Gras (GR.3) da controfavorito (sei a uno) di Vent Sombre poi vincitore e al totalizzatore dato a 3,3. Allevato con lo specifico fine di farne un ostacolista (non ha mai corso in piano), svezzato da Cottin e passato per le mani anche di Macaire, potrebbe essere la sorpresa della corsa anche se Satalia, fin qui, ha raccolto poco o nulla. Bella la quota di 12 a 1 e la sensazione che sia stato comprato per provare il Merano.
Ritorna in Italia Gejzir, dopo tre anni. E' rientrato a Vichy in siepi in modo anonimo, ma in Rep. Ceka non è andato male anche se Fafintadenient lo ha ridicolizzato a Pardubice. Ha anche lui la linea favorevole su Zeus, ma gli anteponiamo nel nostro giudizio Khalshani.
Non ci piacciono gli altri tre, tra cui il controfavorito del campo A Ton Tour e il duo Ciro Vincenti e Mazhilis che ci sembrano sopracategoria.

La corsa non riserva grandi sorprese per la vittoria. Il Superstite gravita in quarta posizione fino al salto del muro, quando accellera in modo netto prendendo la testa e conservandola fino in fondo tirandosi dietro un sorprendente Ciro Vincenti (ultimo cavallo del campo) Tutto facile per il portacolori Magog ormai sempre più candidato al Merano. Gestione sagace delle energie invece per il secondo classificato del Richard 2013, ben montato da Raf Romano che è andato in testa alla corsa fino all'imbocco dell'ultima diagonale quando ha lasciato sfilare A Ton Tour protagonista di una decisa accellerazione. Ciro Vincenti è poi tornato alla distanza tentando di prendere la scia de Il Superstite per scagliargli un sorprendente attacco finale. Eventualità che però non si è concretizzata per la superiorità dell'avversario. Ha invece pagato caro lo spunto di metà corsa Davide Columbu che ha visto il suo A Ton Tour alzare bandiera bianca dopo il salto dell'arginello piccolo al punto da finire ultimo sul palo, quando invece sembrava lottare quantomeno per un terzo posto. Piazza quest'ultima conquistata da un attendista Gejzir sempre in marcatura su Il Superstite fino all'accelerazione imposta da A Ton Tour. L'aumento di ritmo ha infatti minato le resistenze del portacolori Pegas scivolato in coda, tanto da esser distanziato da tutti i concorrenti all'altezza del verticale per poi piazzare un grande allungo nel tratto piano conclusivo che a momenti lo porta ad acciuffare Ciro Vincenti. Terminano vicini gli altri tre con un Khalshani, sempre nelle ritrovie, chiamato da Matusky a piazzare lo scatto finale per artigliare un terzo posto senza però resistere al ritorno di fiamma di Gejzir. Monocordi Mazhilis e Kauto Sweety, anche loro attendisti ma incapaci di cambiare passo dopo aver sempre seguito in pancia al gruppo.
Dunque buona vittoria, ma non impressionante, per Il Superstite. Colpisce di più il secondo posto di Ciro Vincenti che rende evidente l'ottimo lavoro di recupero messo in atto da Raf Romano. Da rivedere Kauto Sweety, ben in mano e in corsa per una piazza fino al verticale ma poi senza la benzina necessaria per piazzare il cambio di ritmo. La sensazione è che Davide Satalia non lo abbia spremuto optando per una corsa di rientro per prenderne le misure. Si segnala infine il grande spunto nel tratto finale di Gezjr, quando ormai sembrava incapace di evitare l'ultimo posto.

L'altra prova in ostacoli di giornata va in scena all'ultima corsa di sabato. Pr.Fiorio, 3.300 metri in siepi per tre anni. Optiamo decisi per Casper al debutto in Italia, dopo due prove in crescendo a Pardubice, per i colori della Pegas Ds che propone, dopo Signum, un altro omonimo di un cavallo nato in Italia. Questa volta il riferimento va a un figlio dell'ex Zaro Alabama Jacks allevato da Rosalba Molino nel 2011 e figlio di una cavalla che porta il nome di un film del regista di Spiderman e di Seabiscuit ovvero The Gift. Piccola curiosità per un cavallino, figlio di quel Martalaine da noi omaggiato nella scheda di Kamelie, che ha anch'esso il nome di un celebre film per ragazzi incentrato sulle peripezie di un fantasmino. E attenzione: il piccolo Casper, per giunta non purosangue inglese ma AQPS, terrà fede alle caratteristiche del personaggio a cui deve il nome (almeno così si deduce alla luce del commento dello speaker).
Dietro di lui vediamo tre cavalli sulla stessa linea, preferendo comunque optare per Big Ro venuto avanti in modo deciso nelle ultime settimane e passato a difendere i colori della trevigiana D'Altemps. Sbarazzino è poi la nostra terza scelta anteposta ad Azamourday e Journey. Corsa molto equilibrata, completano il campo Khandamal e Katros, ultimi cavalli al totalizzatore, col primo che non parte battuto e che è tutt'altro che quel brocco da "goulash" che qualcuno aveva sentenziato un po' troppo presto per poi glissare.

Il responso della pista offre una grandissima vittoria in salsa thrilling di Casper che lo speaker del campo commenta così: "Sbarazzino che viene all'attacco di Khandamal. Siamo in arrivo, con anche l'arrivo piccante da parte di Casper che da un allungo impressionante in piano... E Casper sorvola tutti e vince davanti a Khandamal... MAI INQUADRATO IN CORSA, Casper ha dato un allungo vertiginoso in piano, appena scurvato, e ha letteralmente volato via il campo venendo in fondo ad affermarsi chiaro quando sembrava praticamente mai in corsa. Incredibile finale di Casper...
Mazzoni, della Rai, dato il nome di Fiorio nel Premio, sentendo questo commento potrebbe argomentare che si tratti di un portacolori Ferrari e che la regia sia stata compromessa dalla longa mano di Ecclestone. Del resto il cavallino compare sulla giubba a sfondo bianco della Pegas e inoltre Fiorio (Cesare) è stato team manager della scuderia di Maranello negli anni del Professore. Per il fatto che non sia mai stato inquadrato in corsa si potrebbe poi sposare la tesi del Casper fantasma, del resto la giubba ricorda un po' il lenzuolo bianco che caratterizzava il personaggio di riferimento.
Al di là degli scherzi, la prova ha visto la rientrante Azamourday scandire il ritmo di gara, mantenendolo fino alla siepe che immette in curva finale dove Khandamal e Sbarazzino sono entrati in aperta lotta superando la rivale. Big Ro ha provato a seguire il trio di testa, dando l'impressione di poter intervenire fino all'ingresso in dirittura, superando Azamourday, per poi calare in modo evidente dopo aver saltato malissimo il penultimo ostacolo  e quasi da fermo l'ultimo. Casper ha seguito tutti da lontano, addirittura appostato dietro Katros in curva, fino a giocarsi le sue carte nel tratto finale in cui Khandamal sembrava avviato alla vittoria con Derwin in sella. Deludentissimo Journey, in chiara difficoltà già sulla dirittura opposta a quella di arrivo, che poi ha piazzato il suo solito ottimo spunto finale superando Katros e Big Ro nel tratto piano e finendo a cinque lunghezze da Azamourday ben sostenuta da Ale Pollioni, che ne ha evitato il tracollo. 
Dunque buona vittoria di Casper da rivedere contro avversari più probanti. Torna su discreti livelli Kandhamal, passo indietro, seppur lieve, per Sbarazzino. Male Journey e soprattutto Big Ro che ha sbagliato in modo grave gli ultimi due ostacoli.

Nelle piane di sabato, a Merano, in scena una Listed Race e un handicap principale. Nelle Terme di Merano, struttura che sorge al centro della cittadina, sui 2.200 metri per femmine di tre anni, dominio assoluto di Felice Villa con i suoi due cavalli, Orange Sun (da non confondere col più conosciuto Sole Rosso, western firmato Young ma italianissimo) e miss senza parole ovvero Wordless a farla da padrone per un'accoppiata che era facile prendere. Tattica di gara in stile testa-coda, Orange Sun  e Luca Maniezzi davanti, Wordless e Federico Bossa in chiusura plotoncino. Non pervenute le ospite straniere ovvero la ceka Claudia Octavia (Maronka il trainer) che ha tentato in curva di assillare la battistrada, peggio per la tedesca Lilli Moon controfavorita al betting, presentata da Herr Glanz, che non è però mai stata in condizione di interferire con i primi. Addirittura "lontana" la quinta classificata  Nayefday. Finale con lotta serrata tra le due di scuderia con Orange Sun che ha pescato energie dal barile per respingere una Wordless che sembrava avviata alla vittoria con gran finale a centropista. Per la Effevi di Felice Villa ennesima vittoria, dovrebbe trattarsi della dodicesima, nel 2015, in una pattern race, la seconda doppietta stagionale in una classica (la prima nel Derby). In precedenza le vittorie in neretto dei vari: Clockwinder (Pr. Pisa, L), Sound of Freedom (Pr. Seregno, L; Pr. Regina Elena Gr.3; 2° nel Derby), Hero Look (Pr. Parioli, Gr.3), Dylan Mouth (Pr. D'Alessio, Gr.3; G.P. di Milano, Gr.1), Goldstream (Pr. Derby, Gr.2), Circus Couture (Pr. del Giubileo, Gr.3), Dry Your Eyes (Pr. Mantovani, L), quindi l'avvocatesco Azzeccagarbugli (Criterium Partenopeo, L). L'ultima vittoria in un Premio dedicato a una cavalla toscanissima, dal muso listato in modo marcato di bianco, e che era in pista nell'ultima corsa in carriera disputata dalla giubba che potete vedere in primo piano ogni qualvolta vi connettete al blog in questione, giorno peraltro in linea con oggi visto che si corre il palio e quel premio era infatti il Monte dei Paschi di Siena. Pr. Snow Carpet, Effevi a segno con Infinity Game nel giorno del Palio dell'Assunta.

KAUTO SWEETY
La nuova scelta in casa Satalia, ha deluso al debutto
in Italia.
(Foto: equidia.fr)

L'altro premio principale della giornata per le piane, prova sul miglio per cavalli di tre anni e oltre, Handicap Principale che va sotto il nome del Pr. delle Alpi e non cadete nell'errore, data la presenza di un Allegri in pista (per altro grande appassionato di salti e per giunta caduto con questo soggetto) di confonderlo con il vecchio impianto torinese raso al suolo per la costruzione dello Juventus Stadium.
Buon campo di partenti, anche se alla fine restano undici con Grand Oriente ad aprire la scala pesi, 58 kg e Arena in sella (nome in linea quando si parla di stadi). Tra i ritirati il compagno di colori di quest'ultimo, Pentagono, oltre ai toscani Blindman e Sognando la Cometa. C'è in pista il pisano d'adozione Pride and Joy allenato dal litoraneo Riccardo Santini per i colori del regista omaggiato da Quentin Tarantino, Mario Lanfranchi. C'è poi il citato portacolori di Allegri, Mychoon migliorato in modo esponenziale dopo esser stato messo a provare le siepi (per giunta con risultati mediocri). Favorito del campo è Prato Mariante di Emanuele Valsecchi, uno che ci ricordiamo sulle siepi e sui cross di Novi Ligure con i vari Academic e Quick Point. Ben appoggiato, oltre ai primi due citati, anche Carolwood Drive, con un triplo di drive in pista (gli altri due sono Dress Drive e Direct Drive) manco si fosse a Meranello (visto il luogo), per i mitici colori Concarena (che con le piste motoristiche, specie a due ruote, è quanto mai a tema). Sotto il dieci a uno ci sono poi l'immancabile Dioscuri di turno, Alexanor, e il reduce da due vittorie consecutive Stregatto che meno male non siamo a Firenze altrimenti, dato il suo allevatore Pacciani (un omonimo di quello de Il Re Tritone, con un Claudio al posto di un Giuseppe) potrebbe esser tacciato di una stato di forma a dir poco mostruoso. Curiosa la scelta di Pugnotti, figlio del celebre allenatore di Ocean ricordato la scorsa settimana, che chiama dalla svizzera Raphael Lingg, alla terza corsa in Italia (la prima su un cavallo di proprietà italiana, nella fattispecie Zambarda), e solito montare anche in ostacoli, cross compresi. A fungere da convincimento, forse, il fatto che si tratta del fantino di Le Ribot capace di fare di Avenches il suo punto di forza.

La corsa viene segnata dal terreno pesante, con Stregatto che va subito davanti scalzando Grand Oriente. Il telecronista parla di "violento parziale" a cui cerca di adeguarsi Musa d'Oriente dell'Ippogrifo manco davanti ci fosse l'Orlando Furioso. Tutti ben raccolti gli altri con un terzetto apparigliato capitanato da Dress Drive, Grand Oriente e Carolwood Drive. "Continua spedito in avanti Stregatto" all'attacco della curva di fondo. All'intersezione delle piste coglie varco interno Luca Maniezzi su Pride and Joy che sfila il battistrada e allunga in modo netto lungo lo steccato. Sull'altro lato Musa d'Oriente prova l'assalto a Stregatto, più a largo il grigio Carolwood Drive, nipote di un certo Miocamen e figlio della siepista Morning Prancer, a cercare la progressione richiesta per andare al palo. Cerca la quarta corsia esterna Mychoon in ottima posizione da sparo. Di dentro invece Grand Oriente, su una seconda linea. Gli altri non sono in condizioni di andarsela a giocare. Pride and Joy stacca nel finale, su un generosissimo Stregatto che si ingamba ancora sull'affondo di Carolwood Drive che alla fine passa. Grand Oriente non ce la fa, è solo quarto su Mychoon che viene a prendere un onorevole quinto posto non retribuito dagli organizzatori.
Dunque i colori del regista nonché collezionista e gran maestro di teatro Mario Lanfranchi sul Pr. delle Alpi a compensare la delusione nel Città di Grosseto con Chester Deal. Buon cavallo questo Pride and Joy che ha vinto la sua prima corsa in Italia nel Pr. Salò il nove giugno del 2012 con in sella il fantino vincitore del Pr. Monte dei Paschi di Siena ricordato poco sopra, il buon Stefano Landi. Da allora le vittorie nel Pr.Livorno nel giorno del compleanno del sottoscritto di tre anni fa, un piazzamento in Germania in Listed Race, la vittoria a Pisa nel Pr. dedicato allo storico fantino di Ribot, Pr.Enrico Camici (Listed Race), sempre con il fedele Landi, poi una lunga serie di piazzamenti in un 2013 avaro di vittorie (comunque terzo in Gruppo 3 a Roma, Pr.ex Umbria, e quarto nel Corriere della Sera, L) fino al bis, ancora una volta, nel Camici e sempre con Landi, ma declassato ad Handicap Principale. Quindi altri piazzamenti di valore nel Tudini (Gr.3 a Roma, terzo) e nel Bersaglio (L a Milano, secondo). Seconda vittoria nel 2015 alla terza corsa disputata con Santini che, forse, penserà di nuovo a qualche classica per questo cavallo che ormai ha già sei anni ma che si rivela ancora assai performante.
Mario Lanfranchi, lo ricordiamo, visto che sopra abbiam parlato dell'Effevi vincitrice del Pr.Pisa 2015, è il vincitore del Pr. Pisa 2014 con Salford Secret. Nel libro che mostro qui sotto, dove ho una sua bella dedica, è raccontata tutta la storia, insieme alla sua biografia, dell'acquisto di questo cavallo. 
Appassionato inizialmente di trotto e di corse dei cani (in Inghilterra è una vera e propria leggenda) ha debuttato nel galoppo con la vittoria nel 2008 con El Tina. Presentando poi una serie di cavalli i cui nomi erano tutti preceduti dall'articolo ispanico "El", addirittura undici. Uno di questi, El Maximo, passato alla scuderia Maestro (come molti degli altri che nei database figurano come di proprieta Lanfranchi), ha preso la via dell'ostacolismo andando a vincere il Criterium di Inverno a Roma (Gr.2), quello che quest'anno a Pisa ha vinto High Master, chiudendo al terzo nella 43° Edizione della Corsa Siepi di Torino (Gr.3). Quasi tutti buoni cavalli, ma non campioni. Il ritorno in pista nel 2011 come Carlo Lanfranchi, poi come Mario, con il sodalizio vincente con Santini. La prima vittoria nel Pr. Piazza Cairoli con Continuity, poi l'arrivo dei top proprio con Pride and Joy importato dall'Inghilterra con la scelta di comprare, ogni anno, un potenziale campioncino, già con una certa carriera alle spalle, alle aste di Tattersalls. E così i successi di Salford Secret, vincitore dei Premi Parioli (Gr.3), 124° Pr. Pisa (L), Criterium Partenopeo (L), secondo nel XXV Criterium di Pisa (L), terzo nel Bereguardo (L), Natale di Roma (L) e quarto nel Carlo Vittadini (Gr.2), poi non ripetuti da Chester Deal comunque terzo nel Pr.Pisa di quest'anno..
Così Lanfranchi parla del suo primo cavallo, un trottatore acquistato per pochi soldi e con gravi acciacchi fisici, per giunta con un nome tutt'altro che promettente: "Alla prima uscita triestina, vinse trionfalmente. Io che mi ero sobbarcato il lungo viaggio in treno da Milano, sei ore all'andata e sette al ritorno per vedere due minuti di corsa, ero al settimo cielo, mi pareva di aver vinto il Grand Prix d'Amerique a Vincennes... Non era un purosangue ma un potente standardbread morello, e mi aprì la strada dell'ippica in modo entusiasmante. Lo amai e lo amo ancora nel ricordo. "

La biografia di Mario Lanfranchi dove si parla
anche dei cavalli e di SALFORD SECRET
con una foto simpatica di TROPICAL SONG

Si passa al sedici agosto, giornata del palio di Siena che però viene rimandato causa piazza allagata dalla pioggia mattutina. E' Annalisa Bruchi, in completo fucsia, a dare la notizia agli abbonati Tv. "Vi diciamo subito che il palio non si correrà, è stato rimandato a domani".
Ritorniamo allora a Maia, dove qualche ostacolista dimentico di certi eventi verificatesi, per ovvie ragioni, in tutte le piste ostacolistiche italiane nel corso degli anni recenti, chiede l'abolizione della storica manifestazione SENESE (non italiana) perché ritenuta crudele mentre in ippodromo, prove in ostacoli comprese, ci sarebbe "un'incolumità garantita". Commenti che lasciano il tempo che trovano, perché sarebbe come sparare sulla croce rossa, e che a differenza di quelli degli animalisti tout court hanno pure l'aggravante di essere incoerenti.
A Merano, dove evidentemente sono dei Teneroni di cuore si parte con un doppio omaggio al figlio ripudiato da Tesio. Leggere in giro che sia stato il suo capolavoro è come voler dire che Cenerentola era la figlia prediletta della matrigna. E allora bel quadretto di famiglia dove al posto di Penco e Camici compaiono Romanella e il clan Dioscuri, mentre resta fisso Ribot. I due premi vanno infatti in bacheca della scuderia dal retrogusto Cieffedi, ma con maniche verdi. Sempre Drago, alla seconda corsa in carriera, vince, dopo aver fatto sfuriare Excellent Jack, ma non ha facil gioco come suggerirebbe la quota. A recargli qualche problema l'insidioso Streetcore poi respinto sul palo piuttosto bene.
Ancora Luca Maniezzi, trionfatore nelle piane della doppia riunione altoadesina con cinque vittorie su otto, nel Romanella, altra prova per due anni, questa volta femmine, sulla medesima distanza del miglio.Dominio per la seconda portacolori Dioscuri, Berneri  vittoria di dieci da un capo all'altro su Moira in Love e il tedesco debuttante High School. 

Negli ostacoli triplo Favero con prima prova una sorta di anticipazione del Pr. Nazioni. Pr. Carica di Isbunschenskij, premio corso anche dai colori portati in pista da Gold of Honour nella sua ultima e pazzesca apparizione in pista nel Pr. D'Ascanio, edizione vinta da Sober Mind.
4.100 metri la distanza in cross country, Paolo Favero ci va di mano pesante presentando tre soggetti che nella specialità hanno fatto vedere i sorci verdi gli avversari. C'è l'ex pisano Nils, apparso in regresso nelle ultime prove, ma vincitore di quattro cross di fila in primavera (tra cui l'Amedeo Duca d'Aosta). Il soggetto vanta un peso allettante e ottiene la monta di Jan Faltejsek che per la prima volta nella stagione monta un cavallo di Favero dopo il poker con i colori Pegas.
Seconda freccia nell'arco dell'allenatore di Sinigo è Ara Gold, molto brillante nel Grande Steeple Chase di Roma dove è caduto al verticale quando era nettamente in testa. Non ha ancora vinto nel 2015, è comunque secondo nel Grande Steeple di Milano (GR1), ma ha corso poco, ha un peso di minima (chili regalati) e dovrebbe beneficiare di una maggiore freschezza. Joe Bartos in sella. E' la nostra prima scelta.
Ultimo allievo in giacca fucsia è Monte Pelmo, autore di tre vittorie consecutive, ma qua chiamato a un salto di categoria per giunta con peso sfavorevole (è il top weight dopo Nils). Contro Favero il rivale numero uno che può scardinargli i piani è il qualitativo, ma vecchietto, Budapest (vecchia conoscenza della pista e del GP Merano). Due vittorie in quattro uscite nel 2015, ma battuto bene da Arman nel giorno della verità. Non è trattato bene al peso nella proiezione con Nils e soprattutto con Ara Gold.
Curiosità per Salar Fircroft che può giocarsi un piazzamento, ma che vede salire di spessore i rivali contro cui sarà chiamato a confrontarsi. Ha battuto Nils di due lunghezze ma ricevendo otto chili, qua vede dimezzarsi il vantaggio al peso e dunque ricevere un rapporto peso-lunghezze in negativo.
Debutta in cross country Mimir, oggetto misterioso (la vicinanza al palo di Sopran Best, in Polonia, non gioca a suo favore) che andiamo a subire con la cabbala che ci gioca a favore non essendosi il suo allenatore mai piazzato nelle quattro uscite fin qui disputate.
Estremi outsider Drounais, con la Nero che lo propone in tutte le salse ma con risultati poco incoraggianti (forse sarebbe stato meglio proporlo nelle prove di Doux Amer e compagnia) e soprattutto Interim con il giovane Stefani, bravo al debutto, che si confronta con i migliori ma con un materiale per il quale nemmeno l'intervento di tutti gli apostoli unitamente all'uomo dei miracoli potrebbero portarlo a lottare la vittoria.

L'esito della corsa non ci sorprende. Vittoria in grande stile di Ara Gold subito al comando, curiosamente pressato da un ardimentoso Stefani su Interim. Il giovane gentleman è apparso desideroso di mostrare la propria bravura al pubblico e a chi iscrive i cavalli nelle gentleman, cercando di stare sui primi. C'è da dire che, a parte qualche scurvata larga, il giovane, alla seconda corsa in carriera, ha fatto la sua bella figura, stando davanti finché il cavallo gli ha retto. Certo, non sono queste le corse in cui dovrebbe esser dichiarato partente Interim. 
Si è poi confermato su buoni livelli Salar Fircroft, finalmente recuperato da Romano che gli ha trovato la disciplina dove può esprimersi al meglio. Il grigio, montato dal suo allenatore ha persino cercato di agganciare Ara Gold all'imbocco in dirittura dopo averlo tenuto sotto controllo lungo tutto il tracciato. Tentativo coraggioso, ma vano dopo l'ultima insidia con il rivale proveniente dagli allevamenti francesi che ha allungato in modo irreversibile. 
E' uscito invece di scena Nils nella curva a gomito che immette sulla curva finale. Il baio è scivolato, complice il terreno allentato, rovinando sul prato, quando era nella scia di Salar Fircroft. Gli altri sempre dietro, con un Budapest in perfetto stile Vana che ha provato a piazzare un tardivo allungo finale per andare a prendere i primi due. Lontani gli altri con Mimir che va a prendere Monte Pelmo per l'ultimo piazzamento utile nel tratto piano conclusivo. Mai in corsa Drounais.

Ancora Favero, questa volta colori Magog, nel Pr. Zivago sui 3.300 metri in siepi per cinque anni e oltre. Sol Invictus, alla quinta vittoria stagionale (tante quante High Master), ha zittito i detrattori, compreso il sottoscritto che gli ha preferito Fafintadenient, andando a vincere davanti a un sorprendente Makler per i colori Pegas, al rientro da un anno. Cavallo sulla carta tutt'altro che trascendentale che a Wroclaw era stato quasi battuto da Isuzu e che in provincia, in Francia, pur piazzandosi era stato disperso per la pista. Restava su buone prove in steeple nel 2013 (comunque 15 lunghezze dietro a Khalshani, ma davanti a Kamelie). Terzo per una spanna con recupero finale proprio Fafintadenient sul front runner Stellato apparso in progresso e in testa dopo la prima parte di gara condotta dall'ospite Cotton Eye Joe (quinto sul palo). Non pervenuti gli altri quattro con la clamorosa delusione Notti Magiche, in pista con i nuovi colori di Giovanna Trevisam, ultimo a gran distacco dietro a ciuchi come Benalex Park o al rientrante Le Temujin. 

L'ultima prova in ostacoli della giornata vedeva Astro Benigno ritornare sulle siepi contrapposto a Dominato e al compagno di allenamento Constantine. Corsa a tre, col primo favorito, e con Carioca Black, al ritorno sulle siepi dopo essersi ritagliato un discreto spazio negli handicap di minima categoria gentleman. Aligarh a completare il campo e al debutto nella specialità dopo un anno di pausa e due prove in piano incolori. 
Jean Paul Brennan moderava gli ardori di Astro Benigno, facendolo comunque correre da battistrada, seguito da Dominato e Constantine più di rincalzo. Nessun problema per il giallo-arancio chiamato, in un epilogo in stile Mtoto, completamente spostato sullo steccato opposto, a contenere l'affondo finale di Constantine. In regresso, terzo, Dominato incapace di seguire la coppia di compagni di allenamento nel tratto piano conclusivo, pur beneficiando dello steccato interno. Spariti gli altri due nel momento della verità.

Si segnala infine il ritorno in piano, nella giornata del quindici agosto, di El Draque, in una maiden per tre anni sui 2.200 metri. Il Magog diviene così il trentunesimo soggetto a esser riproposto in piano, ma con prova assai deludente e con una partenza al rallentatore. Ultimo sul palo, mai in corsa, dietro a Nostalgia di Fano. Nella prova, debutto in Italia di un altro futuro siepista ovvero Keen Move della Magog, fresco acquisto inglese, e protagonista di un allungo finale portentoso dopo aver navigato in fondo al plotone per quasi tutta la corsa. Il fratellastro per linea paterna di Salar Fircroft ha chiuso al secondo andando a bruciare un Kameran che sembrava ormai avviato alla seconda moneta. Davanti a tutti, giusto per salutarci musicalmente, un Alphaville di nome Dream in Japan per un Big Marcialis e per un allevatore, Giuseppe Morese, che qualche siepista lo ha saputo sfornare.  Per questo figlio di Dalakhani, come Stellato, prima vittoria in carriera con una scuderia Ludovica che mancava dal successo dal Pr. White Star, storica scuderia dalle cui ceneri è stato allevato Sol Invictus, centrato in pieno con un soggetto al cui interno si muove tutta la costellazione:  Universo Star da Excellent Art. Musica di Big in Japan in ricordo di White Muzzle e del rivale numero uno del citato Mtoto ovvero uno che di gallerie d'arte se ne intendeva non poco: Tony Bin. 

Ci spostiamo adesso in piazza del campo dove assistiamo non da coinvolti diretti, essendo noi supporter dell'unica contrada che non ha nemici ovvero il Drago da Camporegio, da non confondersi con il figlio di Laudomia, il quale però non disputa la carriera. Nove contrade nemiche in piazza, più una decima, la Selva, che non ha rivali. Cinque cavalli debuttanti contro cinque già apparsi in piazza. Nessuno ha mai vinto. Tra i fantini invece Luigi Bruschelli, detto Trecciolino, è alla ricerca del record di Aceto (visto, secondo alcune voci, a giocare a golf dietro casa mia, a Tirrenia, nella mattinata negli ex impianti degli studios Pisorno-Cosmopolitan) stampato in un palio corso il giorno dopo, come questo, il tre di luglio del 1992.  Tra gli altri si segnalano le cinque vittorie di Andrea Mari, detto Brio, ancora una volta associato alla Torre con cinque carriere da trionfatore e via via con gli altri con i "maiden" veterani Bighino (al 23esimo palio) e Girolamo (11esimo palio). Nessun fantino debuttante, i meno esperti sono il figlio d'arte Bellocchio (Bruschelli Jr) e Brigante rispettivamente al secondo e terzo palio. In premio, almeno dal punto di vista ufficiale (sono poi ammessi accordi d'ogni tipo con tanto di contrattazioni fuori dai canapi), il drappellone realizzato da Elisabetta Rogai con una tecnica di pittura alquanto insolita: i colori sono realizzati direttamente col vino. Un modo come un altro per rendere ancor più ubriacante la gioia dei contradaioli più fortunati. Prima di andare in cronaca, mi preme sottolineare come il Palio non sia una corsa di cavalli, bensì una "giostra", una sorta di battaglia metaforica che risale addirittura al 1.600. In seconda battuta è una duplice festa religiosa, inoltre è patrimonio e creazione senese (non italiana). Gli autoctoni parlano infatti di Repubblica di Siena e non a torto. Conosciuta ed apprezzata in tutto il mondo, non può qualificarsi come manifestazione italiana, bensì come festa prettamente senese ed è merito di questi ultimi (da sempre refrattari a sponsor e proposte commerciali) se il mondo può unirsi, in disparte, per due giorni all'anno, ad ammirare le due feste cittadine in onore alla Madonna (più eventuale palio straordinario) che vengono disputate ogni anno. Il palio non è la semplice corsa, ma un'atmosfera che si respira 365° giorni all'anno. Chi non è di Siena, a nostro avviso, non deve permettersi di interferire chiedendo abolizioni che suonano un po' come abbattimento di un'opera d'arte rinascimentale, così perché sembra brutta agli occhi profani di chi neppur conosce l'ambiente o ancor peggio da parte di chi è legato ad altri settori come l'ostacolismo. Si possono, come giusto che sia, suggerire miglioramenti, proporre soluzioni per rendere meno pericolosa la corsa, suggerire razze di cavalli più adatte ed è fuor di dubbio che tali accorgimenti, nel corso degli ultimi quindici anni, sono stati presi con miglioramento generale per la sicurezza dei cavalli. I risultati sono apprezzabili, vanno dall'impiego di mezzosangue che devono seguire un percorso di formazione protocollato, all'introduzione di materassi protettivi costruiti con la tecnologia adottata nei sistemi di ritenuta delle barriere della F1, per non parlare poi dei controlli antidoping e delle continue visite mediche tese a verificare salute e morfologie dei vari soggetti che devono rispondere a certe misure ben specifiche onde evitare di esser scartati. Grande poi cura per i cavalli infortunati, un chiaro esempio è costituito da Quimper, cavallo seriamente infortunatosi nella carriera tragica del luglio del 1993. Il sauro si infortunò in un modo tale da renderlo inidoneo a qualsiasi competizione. Curato e rimesso in sesto, a spese del consorzio per la tutela del palio, ha vissuto fino a ventitré anni muorendo, per cause naturali, nel gennaio del 2012. Questo a sottolineare che chi si infortuna non viene destinato al macello. Per i senesi chi corre il palio è parificabile a un eroe, cavallo compreso, e non a un mero mezzo di soddisfazione dei bisogni personali che poi si butta via quando non può più essere utile al fine perseguito.
Certo, come ogni competizione o manifestazione di equitazione (cinematografica compresa, qualcuno dovrebbe domandarsi su come fanno a cadere i cavalli nei film) comporta sempre dei rischi, non esiste il concetto di incolumità garantita, forse solo nel dressage o al maneggio (ma manco lì). Ritenere che i contradaioli, specie quelli di questa generazione, non rispettino i cavalli e li mandino al macello significa non aver cognizione della materia. Ancor peggio è sentire quelli che vorrebbero eliminare l'ippica, una tradizione radicata all'origine dello sport, essendo stata una delle primissime discipline praticate persino dagli antichi greci e dai romani. Pure un certo Nerone era considerato un gentleman che oggi frequenterebbe le piste in cross country di Merano, non credo per dar sfogo alla sua fama "draghesca" dati certi successi dei Dioscuri. Pertanto sì alle critiche costruttive, no alle volontà di chiedere referendum abrogativi di specialità o manifestazioni che sono parte integrante della cultura di un popolo e addirittura del mondo, visto che le corse dei cavalli mettono d'accordo occidente e oriente, magari disquisendo poi sulla superiorità di una razza sull'altra (in realtà prevale sempre il contesto di riferimento e la duttilità delle diverse tipologie di razze).

IL DRAPPELLONE del PALIO DI AGOSTO 2015

Annalisa Bruchi, in completo giallone, saluta i telespettatori dall'alto della piazza al fianco di Bianchini. Si parla dei cavalli in piazza e si lanciano brevi documentari a corollario della manifestazione. Il sottoscritto commenta, in diretta, su facebook in un apposito topic intitolato "BADA CHE GIALLONE... IN DIRETTA RAI". Al nostro settimo commento, in una sequela che ne prevederà cinquantuno, scriviamo "e c'è POLONSKI, attenzione". E' l'unico cavallo presente in piazza che andiamo a nominare. Intanto, al fianco dei due commentatori RAI, si materializza per la prima volta in assoluto davanti alle telecemere nazionali Mark Harris Getty, con completo blu scuro stile Nicchio, proprietario di Polonski e di Mocambo che sono impegnati nella carriera, il secondo nella Lupa con Scompiglio. Bianchini cerrca di smorzarne la tensione, palpabile nei lineamenti di questo storico proprietario di piazza che però non ha mai vinto un palio pur avendo presentato oltre una decina di candidati (si ricordano, tra gli altri, Montiego, Nicolas de P.Ulpu, Osama Bin, Quarzo Blu, Quantovali, Ramona Dazig e Contestetou), e gli chiede: "Ma i tuoi cavalli corrono fuori anche dalla Repubblica di Siena?" e poi poco dopo: "Ma gli è mai venuta voglia di salire su uno dei suoi cavalli e fare un giro di piazza". Getty, nel suo aplomb di origine albionica, non ci pensa molto: "Non so se lei ha visto bene il palio!" Il sottoscritto, in diretta web, anche per omaggiare il piccolo drago, commenta: "E' meglio seguirlo da Inquilini del Terzo Piano, ragazzi". Getty allora si congeda con una frase che è diventata storica su queste pagine: "Può succedere di tutto!"
La proposizione di documentari prosegue viene fatto vedere il recupero, da infortunio, di Quintiliano alle prese con le cure del dottor Ciampoli (chissà se parente dell'allevatore che scimmiotta i nomi della S.Uberto, nome quest'ultimo ben conosciuto dai contradaioli Pantera che lo rammentano trionfatore con Massimino, per poi dirottarli dalla signora Rogowska a saltare in Polonia, tra questi Sopran Best) dopo il distaccamento di un'unghia nell'ultimo palio. E poi è tempo di sbandierata finale, dopo aver parlato del drappellone dipinto col vino, con l'alazata bene augurante e qui, in presa diretta come certificano certe scritte su facebook, andiamo a ricordare una siepista particolare vincitrice di un Premio storico per la storia di Tirrenia e di Pisa ovvero il Chivas Regal, vinto da Alzaia che aveva debuttato in siepi nel Pr. Monte dei Paschi di Siena il 28 febbraio con Tebaldo Fumi (corsa poi vinta dal proprietario di R.J.'S Fighter, il Ceciarelli davanti a Gladio Romano Cirini), ricordiamo che abbiam già ricordato questo gran premio con il ricordo di Snow Carpet e dell'ultima apparizione della giubba che potete vedere a inizio blog (a tal proposito si ricorda la famosa pubblcità nelle reti locali con il commento, dalla regia, Snow Carpet, Snow Carpet, Snow Carpet vince...!). Cavalla questa Alzaia della Scueria Nordovest (se fosse stata SudOvest sarebbe subito emerso l'aneddoto di Rocky sui mancini), si parla dell'anno che portò al record di Aceto: il 1992.
Scende il silenzio sulla piazza. Il comandante dei vigili, così dicon i telecronisti, da l'ordine "a cavallo". Scriviamo "Mossiere è perfetto, ha anche vinto in settimana" (in realtà è l'unico che non è arrivato, dei tre da noi indicati, in quella famosa e tragica Coppa del Mare vinta da Too Much Trouble) e subito dopo, all'entrata dei cavalli in piazza, scriviamo per la seconda volta: "E ci pare POLONSKI il primo a uscire".
Poi si va agli ordini del mossiere Bartolo Ambrosione che, a suo modo, entra nella leggenda del palio con tredici presenze tanto da diventare il mossiere più presente dell'epoca moderna (da intendersi degli ultimi cinquant'anni), distanziando di un palio Amos Cini e il marchese Guglielmi che a Merano aveva in pista Salar Fircroft in cross country. Tra i nomi dei mossieri altri due grandi amici piuttosto grossi dell'ostacolismo: Piero D'Inzeo e Mario Turner (fratello di Frank Turner che in coppia col "pazzo" Mancinelli tentò di sfidare le insidie del Grand National nel 1972). Vedremo se Guglielmi, che ricordiamo molte volte impegnato in ostacoli anche in sella a un certo R.J.'s Fighter in una corsa in cui arrivò solo un soggetto al termine ovvero Stefano Simoncini su Harold the Bay, sempre ultimo a gran distacco, se cercate su internet trovate il ricordo del telecronista di quella corsa, deciderà di rispondere al fuggitivo Bartolo.
Andiamo però a gustarci il dentro fuori con anche una partenza invalidata da Ambrosione, prima della fiancata, a dir poco telefonata, di Salasso su Preziosa Penelope, esordiente della signora Rossi, di rincorsa per i colori dell'onda. Subito la Selva con Polonski e Tittia, quel Giovanni Atzeni che Veleno II aveva sradicato di groppa a luglio quando difendeva i colori del Nicchio, davanti a tutti con grande spunto a interno piazza. La segue la Lupa con l'altro cavallo di Harris Getty, Mocambo, moderato da Jonathan Bartoletti, in arte Scompiglio. In terza corsia l'Oca con Bellocchio su Quadrivia di Remo Carli. Poi Chiocciola, Torre, Tartuca molto larga. Eccoci a San Martino, cavalli lanciati a 70 chilometri orari come proiettili sparati dalle bocche di fuoco di una Beretta, ironia della sorte per chi sopra indossa gli zucchini. Tutti perfetti all'attacco della salita che porta in direzione del Casato. Selva ben davanti, poi Lupa, Oca, Torre, Chiocciola (che era prima al canape con "barba" Girolamo e Quasimodo di Gallura). Casato a gran velocità con Polonski che non fa come il fratellastro per linea paterna Quit Gold a luglio, ma dimostra gran potenza e gran precisione nell'impostare le traiettorie ordinate da Tittia. Perde terreno la contrada nonna della Lupa che non vince dai tempi di Vipera, con la contrada più volte vincitrice in piazza che l'attacca su tutti i lati. Piegata verso San Martino. Bellocchio infila Scompiglio con un grande ingresso all'interno e si lancia all'inseguimento della Selva, nella grande curva a gomito giustiziera di tante carriere. In quarta ancora Brio su Roba e Macos della Torre, di proprietà di Osvaldo Costa (vincitore di un palio nel 2011 con Mississippi). Gli altri non ci sono capitanati dalla rientrante da due anni, complice squalifiche, Istrice che dispone di Trecciolino su Porto Alabe (cavallo protagonista del confronto Veleno-Tittia a Luglio).Ancora casato con la Torre che va a battere sui palchi ma resta in piedi, sopravanzata dall'istrice.
In presa diretta, il sottoscritto comincia a gridare: "E ci pare POLONSKI... E ci pare POLONSKI... Non mi cadere ora a San Martino...eh", voci di corridoio sostengono che l'urlo si senta anche a Livorno, sebbene il film nel film di Polanski era I Tre dell'Operazione Drago e non L'Urlo di Chen Terrorrizza anche l'Occidente. Tittia controlla bene Polonski all'ultimo San Martino, con un considerevole vantaggio sulla contrada dei Nannini. Bellocchio, diciannove anni, va a sbattere sul colonnino e cade, lasciando Quadrivia scossa. Per Getty l'urlo da regalare alla piazza dopo tante carriere disputate, Polonski va a fare passarella finale per i colori della Selva, fino allo scoppio del mortaretto. A gran distacco gli altri con lo scosso dell'Oca di proprietà dello storico proprietario di Nearco ovvero Remo Carli (due pali vinti per lui negli anni '80 con Miura e Figaro), poi ancora la Lupa per il secondo Getty davanti all'Istrice, gli altri dispersi.
"Daccelo, daccelo" le proverbiale richieste dei contradaioli di Vallepiatta. Più spostati invece una sana scazzottata tra contrade nemiche con rissone che coinvolge i contradaioli della Torre e dell'Onda, contrade nemiche. Botte da orbi, anche questo è il Palio di Siena.

Per Polonski, allevato da Giambattista Satta, è la prima vittoria in piazza alla quarta apparizione, dopo esser apparso una sola volta in ippodromo, a Sassari nel Città di Cagliari, reclamare per tre anni vinta da Paristoria. Polonski, per i colori dell'allevatore e a grandissima quota (50 a 1), terminò in penultima posizione "lontano" da Pestifero (un altro che arriverà in Piazza) e ottavo sul palo. Soggetto di sette anni, anglo-arabo a sfondo inglese (31% di sangue arabo), è figlio di Vidoc III, stallone che ha generato tanti soggetti che hanno preso parte al palio di Siena tra i quali i vincitori Fedora Saura che poi era grigia (tre vittorie, ora ritirata in razza), il mai apparso in ippodromo Guess (una vittoria) figlio di una cavalla della nazione in cui è nato Bruce Grobbelaar, i mai vincitori ma interessanti Indianos, Giostreddu, Giaguaro e persino il mai selezionato ma discreto in pista Il Curato (da Brook Logan, una che vedendo queste scritte non potrebbe che dire Beautiful). Per un totale di 20 prodotti che hanno corso almeno una carriera.
La madre è Miss Musco, classe '98, purosangue inglese da Muscovite e Miss Feel (tre corse in carriera, da due a tre anni, con debutto a Corridonia e chiusura a Chilivani senza mai piazzarsi), anch'essa di proprietà di Satta ma allevata da Angelo Maria Fodde. Ha corso tredici volte, da due a quattro anni, sempre a Chilivani (eccetto una volta a Sassari) racimolando due quarti posti (1.000-1.500 metri) in categoria di minima per un totale vincite di poco superiore a 300 euro. Indirizzata in razza ha generato quattro prodotti, il primo dei quali purosangue inglese ovvero Sae Pera (due corse da non piazzato in Sardegna) e tre mezzosangue tra i quali Oloferne da Prepotente (due corse a tre anni senza mai piazzarsi in Sardegna), Polonski e un fratello pieno di quest'ultimo che si chiama Rocco Ro, già presentato per galoppi di prova in piazza e il migliore della famiglia avendo vinto in Sardegna ed aver ottenuto due secondi posti uno dei quali in un Handicap Limitato a Sassari ovvero il Presidenza Regione Sardegna. Il cavallo non corre dal giorno del Santo Patrono di Merano quando giunse sesto a Villacidro (Sardegna) in una condizionata vinta da Resta su Rombo di Sedini. 
Dunque genealogie che si annullano in piazza dove contano altri valori, primi di tutti lo spunto iniziale e la capacità di disegnare traiettorie precise.

POLONSKI al 3° SAN MARTINO.
(Foto firenze.repubblica.it)

Dalla magica piazza della curva di San Martino si passa al Martini di Corridonia dove va in scena il main event della riunione marchigiana del galoppo. Il premio è il Città di Corridonia, Handicap Principale giunto alla 58° edizione e ridimensionato nel corso degli anni, sulla distanza dei 2150 metri in sabbia. In pista è presente Dubai of Charme della Razza dell'Olmo reduce dal confronto con il triste eroe del Caprilli Too Much Trouble deceduto sul palo della Coppa del Mare, confronto a vantaggio del Fragolinos. Dicevamo corsa ridimensionata nel montepremi, il ricordo dello scrivente va alle mitiche edizioni che vedevano Zlata Husa davanti a imporre ritmo. Cavallo quest'ultimo, allevato dalla Gialloblu, ma di proprietà della Scalia e poi di Depau, quest'ultimo fantino con un nome che potrebbe ricordare un importante pista in ostacoli francese ma che è conosciutissimo anche in Piazza del Campo dove più volte ha sfiorato l'ingaggio per prendere parte a una carriera. Sono state 111 le corse di questo cavallo, con 35 vittorie in carriera. Un rullo compressore con piazzamenti da neretto come il secondo posto nel Pr. Toscana (L) a Firenze, battuto dal mitico Gerecon Ventiquattrofogli, o nel Pr. Dado (L) con Augustino Herrera in sella (davanti all'ottimo Pelder del Cavallino Nero, soggetto vincitore persino a Longchamp), addirittura il quarto posto nel Memorial Arcari (Gr.1) a Milano. Ha disputato, non piazzandosi, la 56° Coppa del Mare e ben quattro volte il Città di Corridonia senza mai piazzarsi. Allora si correva per qualcosa come 13.000 euro al primo (contro i 5.100 attuali). Nel 1994, il tredici agosto, corse il premio da favorito in rapporto di scuderia con Bold Wind. Ricordo la doppia inquadratura di Corridonia, con i monitor divisi in due. Frontale e laterale. Quel giorno però a vincere, in una corsa dove era presente anche Pisa, fu un figlio di Efisio, niente a che vedere con il proprietario da cui Mark Harris Getty attinge prevalentemente per reclutare nuovi potenziali vincitori di piazza del campo ovvero Efisio Pinna, bensì qualcun altro a cui dedicheremo la Chiusura (mai termine è più adatto) dell'articolo. Fu April's Flower a vincere, vincitore in ottimi premi come l'Azzeccacarbuglio, il Secretariat, lo Zeedaan e soprattutto secondo nell'edizione del '93. Sarà secondo nel '95, ancora una volta battuto, come nel '93, da Lucky Buchan, quarto nel '96 (questa volta con Lucky Buchan ottavo). Cavallo infinito che ha corso fino a dieci anni con 146 corse all'attivo e 26 vittorie per poi finire in Sardegna. Dunque tre cavalli leggendari della pista, ma Zlata a lasciare il miglior ricordo di se tanto da esser omaggiato due volte con due mezzosangue entrambi apparsi in Piazza del campo ovvero Zlata Husa (Ms) e il roano, molto forte in piazza pur non avendo mai vinto, Zilata Husa. 

Il numero uno della corsa è un qualcuno il cui nome è in forte relazione con l'Efisio di cui sopra ovvero Francoforte della scuderia Daytona. E' lui che apre la scala pesi dei dieci partenti. Il favorito è il citato Dubai of Charme della Razza dell'Olmo del commercialista Limata per il training di Riccardo Menichetti uno che porta il cognome del più celebre allenatore dell'ostacolismo italiano: Otello Menichetti. Il controfavorito è Colorado Springs compagno di allenamento (Felaco) di Francoforte, c'è poi Tiko Land montato dal trionfatore delle piane di Merano, Luca Maniezzi, infine Cristiano Di Stasio, altra conoscenza dei pali (non di Siena) su Beef Bar. Outsider il numero dieci South Pole, terza pedina Felaco.

Telecronista con grande verve ed entusiasmo a fare la telecronaca che vede Middle Arch di Letizia Ciucci per il training di Pisano capitanare il gruppo. Al passaggio davanti alle tribune è Tildema a passare di gran carriera al comando con in sella il fantino di Too Much Trouble. Si mantiene in seconda Middle Arch, quindi Roman Peace, South Pole e gli altri chiusi da Charme of Dubai. Lunghissima fila indiana, sulla curva di fondo Middle Arch si porta alla sella del battistrada, i due davanti di un paio di lunghezze su Roman Peace, vede la luce anche Francoforte in quarta, poi Tiko Land, di dentro il fucsia e nero di Beef Bar. Secondo passaggio davanti alle tribune. "La corsa è veramente molto efficiente" dice lo speaker. Tildema, beneficiando della corda, guadagna nuovo margine su Middle. Segue Roman Peace, all'esterno Francoforte sospinto con gran voga da Tony Chicken Polli proprio all'altezza del ristorante. Si comincia a far sul serio. Seicento metri conclusivi, spingono tutti. "All'esterno, signori, c'è la volata di Charme of Dubai". L'allievo di Menichetti rinviene ad ampie falcate dalle retrovie dove invece finisce Francoforte che cede di schianto. Charme of Dubai pare avere inserito il turbo supera tutti con grande facilità all'attacco della piegata conclusiva. Germano Marcelli passa "come nel 2013, mi sembra di vedere l'epilogo" viene detto dal campo. Tildema ancora secondo, è più appesantito in terza Middle Arch col gruppo che lo sta per inghiottire. "Charme of Dubai su tutto il resto del mondo, signori, in vantaggio nei confronti di Tildema. Signori, si gira Germano Marcelli: questa è la sua corsa. CHARME OF DU - BAI". Secondo Tildema, per la terza si salva Middle Arch dal finalissimo dell'ultimo cavallo del campo, South Pole, che piazza un muso davanti a Colorado Springs.
Boato dalle tribune con Marcelli in piedi sulle staffe a ricevere l'abbraccio caloroso del Martini, vola davanti l'obiettivo perfino la copia di un giornale. "Signori, un cavallo veramente storico qui al Martini, vince di quanto vuole... Vediamo acclamare il pubblico Germano Marcelli" continua lo speaker con la voce un po' incrinata per la concitazione. Sesta vittoria nel Città di Corridonia per la Razza dell'Olmo, terza stagionale per Charme of Dubai da E Dubai che riscatta l'ultimo posto nel Città di Tagliacozzo dietro a "snake" Kundalini e soprattutto a un grande Too Much Trouble rimasto chiuso in una prova vinta da un prodotto scuola ostacolistica per eccellenza, scudiera Eledy, Music Boys figlio della grande Fedian, scuderia Amalita, Contu al training, e vincitrice in steeple-chase nel Neni da Zara (Gr.3), nello Staffe d'Oro (Gr.3) e nell'Ezio Vanoni (Gr.3). La compenetrazione dunque tra piane e ostacoli, ippodromi di punta e piste di periferia nel giro dei campi che solo ippicaostacoli, tra i non professionisti, può offrire al suo poco e elitario pubblico.

CHARME OF DUBAI
Il vincitore del CITTA' DI CORRIDONIA.
Germano Marcelli, Razza dell'Olmo, Riccardo Menichetti.
(Foto Visarno.it)

E allora abbiam parlato di Otello Menichetti uno che, narrano le cronache, toglieva le filagne che chiudevano i recinti per metterle per terra davanti agli zoccoli dei puledri appena domati per farli abituare ad alzare le zampe fin da subito al cospetto di piccoli ostacoli. Un geniaccio sempre alla ricerca di soluzioni pittoresche o comunque originali per preparare i cavalli prima di recarsi nel "tempio di Merano". Ma c'è anche un altro Menichetti in questa storia, nell'ideale intreccio che ruota attorno al mondo dei cavalli, ed è SANTI MENICHETTI, fantino nato a MANCIANO nel 1889 che ha debuttato in Piazza nel Campo nella carriera di Agosto nel 1907 e nel luglio del 1914 per poi andare a vedere le siepi a Merano dove è deceduto nel periodo del Gran Premio nel 1960, il 18 settembre per giunta, senza poter vedere trionfare Zambo II davanti al mitico Spegasso uno che correva sempre con Ferrari in sella.
E allora dalla vittoria di Menichetti del Città di Corridonia, sponda Limata, andiamo al Pr. San Rossore, handicap di minima sui 1.750 metri, organizzato sempre al Martini che vede la vittoria, nell'ideale passaggio di consegne, del signor Santi con Makin Drop Kid, ultimo invece Bliss Time di Menichetti. La corsa ha visto un pazzesco ritmo di gara con Hiver Plage a darsele di santa ragione con Epe Terranzu, i due bene avanti a tutti gli altri. Alla curva del ristorante il battistrada fa il vuoto, ma rinviene Makin Drop Kid per il fantino di Too Much Trouble che fa tabula rasa nonostate 68 kg sul groppone anche lui "contro tutto il resto del mondo... signori, è passarella" il commento colorito dello speaker. Hiver Plage secondo, terzo Calipso Music in una fotografia strettissima a tre con Lady Pavilla e Lady Dane (c.testa, c.testa).

Dunque il passaggio a un Menichetti paliesco ci offre il ritorno, con musica in stile Cavalcata delle Valchirie, dato il nome della compagna di Otello Menichetti, appunto Walkyria Menichetti per passare alla compagna di un altro Menichetti che presenta nel Premio San Siro Goldrake, compagno di scuderia di Rebel Angel (scuderia  Salvioni) omaggiato più volte su queste pagine, ma soprattutto omonimo di un Goldrake che ha corso un palio straordinario di Siena (il diciottesimo, corso per onorare i 200 anni della moderna comunità civica senese) il 13 settembre del 1986 per l'onda, giusto  per essere in linea con la parte di film che vede il Colonnello Kilgore far spettacolo di Surf 'n Turf. Baio anche questo, mezzosangue, nato nell'82 da Tiriolo (e non è errore come potrebbero pensare da Bolzano), impegnato nelle regolari di Grosseto e di Siena dove ha corso fino ai primi anni '90, vincendo la sua ultima corsa proprio a Siena davanti a Odissea e ci pare anche giusto visto che l'ultimo cavallo finito all'Onda è una certa Penelope. Quel palio lo vinse il Montone con il grande Brandano, cavallo grigio molto forte in piazza, dopo un inizio di carriera da ciuco. Il proprietario, Falchino, una volta deceduto, per infortunio letale, gli dedicò una statua in suo onore. 
Goldrake, in quella carriera, con Rondine (Ersilio Bietolini al secondo e ultimo palio) parte molto male, praticamente ultimo col Drago che è di rincorsa con quella Vipera che abbiam citato sopra quando abbiam parlato della contrada "nonna" di piazza del campo (cioè quella che non vince dal maggior numero di anni). Parte molto forte, in testa, il Nicchio con Figaro di Remo Carli, secondo due giorni fa come abbiamo detto, sospinto dal mitico Bastiano (uno specialista nelle mosse, seppur molto alto, lo ricordiamo anche in cabina di commento RAI), dietro subito veloce una belva (anzi due visto che sopra c'è Aceto), ovvero Benito III (leggendario nel Drago col duello serrato con Pytheos entrambi scossi) che morirà, a quindici anni, nel palio del tre luglio del 1992 proprio con Bastiano in groppa, quindi un trio di grigi tendenti al bianco capitanati da Brandano con Il Pesse. Il mossiere che convalida la fiancata è quel D'Inzeo che abbiam ricordato poco sopra quale amico degli ostacoli. C'è anche un eserodiente in pista, farà un altro palio: Silvio Etrea di Busto Arsizio sullo sconosciuto grigio Diavolo II  per i colori dell'istrice (il cavallo non sarà più presentato in piazza, su di lui si ricordano liti sui premi assicurativi orchestrate dal suo proprietario). Cade invece alla mossa Cianchino, sulla Pantera, dal discreto Baiardo IV che aveva vinto una carriera un paio di anni prima con Aceto.
A San Martino un entrata pazzesca della Giraffa che con Amore, altro grigio qualitativo ma mai vincitore (si dice che facesse ammattire i maniscalchi per una conformazione anomala degli zoccoli anteriori), e Truciolo (Mario Cottone da Catania, al suo terzo palio e vincitore in quello di Agosto, non ne vincerà altri) riesce a portarsi nella scia del Nicchio infilando tutti gli altri. I due seguiti dal Montone, quindi Istrice, Oca e Torre col quarto grigio in piazza, Bizzarro, montato dall'infinito e veterano Leonardo Viti (44 anni), in battaglia "Canapino", al suo ultimo palio in carriera dopo averne preso parte a 46, con i successi indimenticabili legati a Topolone (soggetto che ha corso in Piazza con tanti nomi quanti i grigi presenti in questa carriera ivi compreso il nome di Dragone) e a Mirabella per un totale di tre vittorie (1963, 1967 e 1971).
Al casato termina il palio di Truciolo. Il catanese imposta male la curva, batte sul colonnino senza però cadere ma lasciando il via libera al Montone. Due mezzosangue davanti, con dietro il terzetto agguerrito dei restanti grigi con Aceto imbottigliato seguito dal Drago. Goldrake è ultimo davanti al solo scosso. A San Martino errore di valutazione di Falchino su Vipera, il grossetano da Batignano entra strettissimo e travolge Giraffa e un Goldrake in grande rimonta. Tutti e tre a terra. Vipera si rialza malconcia, ma la struttura resiste tanto che vincerà due pali uno dei quali col siepista Bonito da Silva, Guido Tomassucci, alla seconda carriera proprio con la Selva.
Spettacolo al Casato. Il Pesse e Bastiano a nerbarsi come in una battaglia medievale, in terza e quarta i grigi superstiti davanti ad Aceto. Passa di potenza il Montone sul Nicchio. Sono due rivali acerrime, basti ricordare l'episodio di luglio tra Veleno II e Tittia. "Duello meraviglioso tra i due" dice il telecronista. I due fanno il vuoto, sebbene dietro ci siano signori cavalli. Brandano non si prende più e purga la contrada nemica, seconda, piazzamento da orticaria a Siena, poi Istrice con Diavolo II e Aceto con il potente Benito III per l'Oca. Un palio mitico dedicato alla Commemorazione del Comune, corso da nove contrade a seguito dell'infortunio nella stalla del barbero della Lupa tale Emiro Benny. "IL MONTONE è GRANDE E IL PESSE è IL SUO PROFETA" titolerà il giornale, questo almeno risulta dal "daccelo" di Roberto Filiani.

Dunque una prova anonima per il Goldrake paliesco che sarà ripresentato altre due volte, nel 1987, senza esser prescelto. Ben diversa invece la performance al Martini dell'altro Goldrake, questa volta purosangue inglese pur se di importazione canadese. Handicap di minima sui 1.750 metri con un compagno di colori di Francoforte che vuol andare davanti a ogni costo è Hazel Shells dagli allevamenti di Loreto Luciani, davanti al cimematografico Kammeo che in questa corsa avrà il ruolo di comparsa, arrivando ultimo a gran distacco. Sulla curva di fondo Goldrake emerge dal fondo gruppo per passare secondo davanti alle tribune. Lo emula Val di Fassa, scuola Ste.Ma, sorellastra di un soggetto che porta il nome di un premio ostacolistico meranese. Piuttosto raccolti a seicentometri conclusivi, Hazel Shells innesca la progressione lunga, lo segue in mano Goldrake, accusano gli altri. In curva il Daytona spinge e manda, Goldrake lo supera in mano, ma il pericolo viene dagli abissi con Fiunchi e Maiorino che vengano a fare la volata. Goldrake passa bene in dirittura, Fiunchi finisce forte ma non lo prende. Terzo Hazel.
"Era lui il cavallo del giorno: E' venuto a colpire Goldrake, dopo un'annata davvero sfortunata. Diciassette uscite, tredici piazzamenti, quest'oggi colpisce duro. Molto fiducioso Germano Marcelli su tutto il percorso, poi ha mosso ai trecentometri finali e ha fatto il vuoto" il commento del simpatico telecronista. Andiamo allora anche noi a omaggiare questo cavallo  di cinque anni come meglio possiamo ricordandolo nel Pr. Pisa vinto da Gordol du Mes, edizione 123 del 2013 dove quarto chiuse il futuro siepista Silent Footsteps, ovvero il soggetto che ha regalato la prima vittoria nel 2015 da allenatore a Raffaele Romano. In quel premio anche Tropical Storm di Mario Lanfranchi (sesto), solo decimo il robotico dietro a uno juventino come meglio non si potrebbe in un copione cinematografico, quando si parla del vincitore del Delle Alpi di Merano, ovvero Bianco e Nero. E allora via con Actarus e la musica di UFO ROBOT, giusto epilogo per gli amanti delle Original Song con magari un Nureyev a distrinsicarsi in un balletto di alta classe nel regno di un grande Marte ("E a giocar su Marte va...!")

Nessun commento:

Posta un commento